Mariella e la fata Nuvoletta – favola di Velise Bonfante

Appoggiata al davanzale della finestra della sua cameretta Mariella guardava fuori pensierosa.

Il monte Baldo all’orizzonte sembrava un gigante addormentato e pareva che nella leggera foschia, mossa dalla brezza al tramonto, quasi respirasse. La punta, là in fondo, rassomigliava a quella di uno stivale, mentre dall’altro lato il promontorio era simile alla piuma di un cappello e proprio nel mezzo, sul gran pancione, s’intravedeva la fibbia della cintura. Certamente era un gigante buono e pacifico, incappato chissà quando in qualche incantesimo che lo aveva imprigionato in quel sonno profondo.

Mariella lo guardava preoccupata: se si svegliasse e all’improvviso l’incantesimo finisse?
Nel cielo sereno, nel frattempo, alcune nuvole vagabonde avevano preso forme strane. Una in particolare attirò l’attenzione della bimba.

Aveva rubato un po’ di rosa al sole che tramontava e si era tinta il vestito, aveva il corpetto giallo oro e il cappellino a punta e bianco, con lo strascico di velo trasparente.

Con stupore Mariella si accorse che la nuvoletta bianca, sotto i suoi occhi, aveva preso le sembianze di una fata bellissima ed incorporea. La bimba sorrise felice. Finalmente vedeva di persona una fata, ne aveva sentito parlare spesso nei libri di favole e ammirarla così da vicino, in carne ed ossa, si fa per dire, fu per lei una grossa sorpresa.

La fatina vestita di rosa ed oro, agitando il cappellino e la bacchetta magica le parlò:

– Stai tranquilla Mariella, il gigante buono dorme felice ed il suo sonno durerà per molto tempo ancora.

– Come mai? – Chiese la bimba stupita.

– Tanto tempo fa, Gelsomino…

– Gelsomino? Non Baldo?

– A quel tempo si chiamava Gelsomino ed era un gigante. – La fata Nuvoletta iniziò a raccontare – viveva felice scorrazzando per il mondo. Con un solo salto scavalcava le montagne, con tre passi il mare e vagabondava in ogni luogo. Devi dunque sapere che a Gelsomino piacevano le fragole, per lui era un vero dramma raccoglierle con quelle sue grosse mani.

Un bel giorno, nel suo girovagare per il mondo, trovò un giardino splendido ed un’enorme aiuola di fragole gigantesche. Immagina la sua gioia. Ne fece una scorpacciata, ne mangiò tante e tante che al gigante venne l’orticaria ed incominciò a grattarsi. Purtroppo per gelsomino il giardino era fatato: apparteneva ad un mago. Questo mago, quando vive il suo splendido giardino distrutto e tutte le fragole scomparse, furibondo gli fece un incantesimo. Disse: “Dormirai a lungo golosone, non si mangiano le fragole nel giardino degli altri”. Fu così che Gelsomino si addormentò.

Il mago che non era cattivo, ma solo un po’ pasticcione. Vedendo il viso rovinato dall’orticaria del poveretto, cambiò il suo incantesimo. Innanzi tutto volle far sparire tutti quei puntini rossi ma sbagliò la formula magica ed il rosso della faccia divenne color marrone, così addormentato sembrava una montagna.

Dispiaciuto e spaventato del disastro combinato alla faccia del Gigante, il mago proseguì: “ Ti trasformerò in un monte, dormirai a lungo, però nelle notti di luna piena potrai raccogliere e mangiare le fragoline che ti sono a portata di mano”. Per questo lassù, sul Baldo, non trovi mai una fragolina: le mangia tutte lui.

– È vero. Non si trovano fragole di bosco in quei luoghi. – commentò Mariella.

– Il motivo è semplice – concluse fata Nuvoletta – Gelsomino, nelle notti di luna piena, comodo comodo, se le raccoglie e se le mangia tutte. Vedo la tua mamma arrivare e devo scappare. Non posso farmi vedere dagli adulti. Ciao bella bambina.

Con un frullio di veli dai lievi colori, la nuvoletta raggiunse le altre nuvole per scambiare anche con loro una bella chiacchierata.

– Mariella, Mariella – chiamava intanto la mamma.

Sssssss…ssst non gridare mamma, altrimenti sveglierai Gelsomino!

– Gelsomino?

– Si, il Monte Baldo è un gigante buono addormentato, tanto tempo fa si chiamava Gelsomino.

La mamma scosse il capo, sua figlia aveva troppa fantasia, come lei del resto, quando era piccola. Mariella sarebbe cresciuta, con il tempo non avrebbe più visto giganti buoni… guardando meglio, la mamma intravide là in fondo, la punta di un cappello, la fibbia e gli stivali.

 

La giovane donna si stupì: il Baldo assomigliava veramente ad un gigante addormentato. “Sto sognando” pensò la mamma alzando gli occhi al cielo e con stupore ancora maggiore vide una nuvoletta rosa e oro, graziosa quanto una fatina, sorridere ammiccando.

 

 

 

 

 

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