La vecchina dei melograni – favola di Velise Bonfante

C’era una volta una piccola casetta. Sorgeva al limitare del bosco, circondata da uno steccato di legno, linda e pulita. Aveva le tendine alla finestra legate con un bel nastro rosso e lo zerbino sulla porta con la scritta “Benvenuti”. In questa casetta conducevano un’esistenza semplice e tranquilla due sorelle orfane: Palmira e Rosolina.

Al mattino si recavano al pozzo per prendere l’acqua fresca. Accudivano insieme le galline, Palmira si occupava delle oche e Rosolina delle anatre, poi andavano a raccogliere la legna nel bosco, le fragole per fare la marmellata e durante il giorno, chine sul telaio creavano dei bellissimi tappeti e degli stupendi scialli da vendere al mercato per procurarsi di che vivere.

Un mattino presto, la rugiada bagnava ancora l’erba, proprio mentre si recavano al mercato con un bellissimo scialle da vendere, incontrarono una vecchina, molto stanca e affaticata, seduta sul ciglio della strada. Era incapace di proseguire il suo cammino. Palmira e Rosolina nel passarle accanto si accorsero dell’enorme stanchezza della vecchina, essendo due buone ragazze, si fermarono per aiutarla.

– Vuoi dell’acqua fresca nonnina? – Chiese Palmira.

– Grazie piccola, – rispose la vecchina – ho molta sete e molto freddo.

Palmira porse subito la borraccia e Rosolina, senza pensarci due volte avvolse la vecchina nello scialle.

– Cara sorella – disse Palmira – dovevamo venderlo al mercato, come faremo a tirare avanti?

– Non ti preoccupare, in un modo o nell’altro ci arrangeremo. Non si può certo lasciare questa povera nonnina al freddo.

– Grazie figliole – rispose la vecchina, che era una fata travestita – siete state molto gentili con me e voglio ricompensarvi, esprimete un desiderio e ve lo esaudirò.

Rosolina pensò a lungo che cosa chiedere ma non le venne in mente nulla. Palmira invece disse:

– Nonnina, io non ho solo un grande desiderio ma tanti piccoli desideri.

Allora la vecchina sorridendo tolse dalle tasche due bellissimi melograni. Porgendoli alle fanciulle disse:

– Care ragazze, tenete, questo è per te Rosolina, e questo è per te Palmira, quando vorrete esaudire un vostro desiderio, spaccate a mezzo il melograno, staccatene un chicco e lanciatelo lontano dicendo:

“Chicco rosso di melograno – ora ti stringo nella mia mano,

chicco dal fiore vermiglio – ti lancio e più non ti piglio

chicco ascolta ti parlo sul serio – esaudisci il mio desiderio.”

Poi prosegui dicendo:

– State attente, i chicchi paiono tanti, ma non lo sono, non sciupateli con sciocche richieste.

La vecchina si strinse lo scialle al petto. Riprese il cammino lasciando le due ragazze stupefatte a rigirarsi ognuna un melograno fra le mani.

Palmira, non seguì i consigli della vecchina, iniziò subito ad utilizzarlo; non le erano mai piaciute le faccende domestiche e aprofittò quindi, per pigrizia, del dono ricevuto. Rosolina, invece, lo nascose sotto il letto aspettando il momento giusto per farne buon uso.

Un bel giorno Palmira si accorse di aver esaurito tutti i suoi chicchi, di nascosto rubò il melograno della sorella e lo utilizzò senza darsi alcun pensiero. Incurante delle conseguenze del suo gesto, gironzolava per il bosco mentre la legna si raccoglieva da sola e non era neppure più necessario trasportarla fino a casa. I panni per magia si risciacquavano nel torrente, il telaio tesseva automaticamente e le navette s’intrecciavano velocemente senza mai ingarbugliare i fili… e così tutte le altre faccende domestiche filavano lisce come l’olio e senza fatica. Palmira ripeteva spesso la filastrocca:

“Chicco rosso di melograno – ora ti stringo nella mia mano,

chicco dal fiore vermiglio – ti lancio e più non ti piglio

chicco ascolta ti parlo sul serio – esaudisci il mio desiderio.”

Passò la primavera, trascorse l’estate, Rosolina non si accorse mai del cattivo uso che sua sorella Palmira aveva fatto del melograno.

Giunse l’inverno e con lui la neve. Fioccò per giorni e giorni. Il freddo era intenso. Le due sorelle, rintanate nella loro casetta spiavano la situazione dai vetri.  Videro gli uccellini affamati battere alla finestra chiedendo qualche briciola di pane; giunsero anche alcuni cerbiatti in cerca di cibo. Gli animali del bosco erano disperati, non avevano un filo d’erba e rischiavano di morire di fame. Un coniglietto grigio, infreddolito e disperato si avvicinò alla casetta. Vincendo la timidezza, con le lunghe orecchie bussò alla porta. Aveva una zampina ferita e chiedeva aiuto.

Rosolina lo fece entrare. Per gli uccellini, sbriciolò un pezzo di pane sul davanzale della finestra, In una bacinella depose dei pezzetti di polenta, poi  prese della biada dalla stalla e portò il tutto vicino allo steccato. Aveva fatto tutto il possible per aiutarli. Desiderosa di far meglio, pensò che quello fosse il momento di utilizzare il suo melograno. Avrebbe usato un chicco per il coniglietto, uno per lo scoiattolo, uno per fornire maggior cibo ai cerbiatti, uno per gli uccellini…

Grande fu la sorpresa quando scoprì che il melograno era sparito. Lo cercò ovunque. Palmira tentò di negare l’evidenza, ma, messa alle strette dall’insistenza della sorella, alla fine confessò il cattivo uso che ne aveva fatto. Andò a capo chino a prendere la buccia del melograno, ormai vuota e la porse alla sorella.

– Sconsiderata, sciupare tutte le possibilità per desideri meschini. Questo era il momento giusto per utilizzare il dono della vecchina. Avremmo potuto salvato gli animali del bosco stremati dal freddo e dalla fame.

Palmira capì di aver sbagliato, a capo chino chiese perdono alla sorella. Gingillava la buccia del melograno fra le mani ed ecco che un unico, minuscolo chicco, rimasto chissà dove e chissà come nascosto, si staccò dalla buccia e rotolò in terra.

Rosolina lo raccolse speranzosa. Un chicco, un unico chicco! Come fare per soddisfare i bisogni di tutti? Far smettere di nevicare, far comparire un tiepido sole, far guarire il coniglietto… Rosolina chiuse gli occhi e rivide la vecchina sul ciglio della strada, lanciò in aria il chicco mormorando:

 

“Chicco rosso di melograno – ora ti stringo nella mia mano,

chicco dal fiore vermiglio – ti lancio e più non ti piglio

chicco ascolta ti parlo sul serio – esaudisci il mio desiderio.”

Voleva far ricomparire la vecchina; certamente lei avrebbe saputo come aiutarle. Fuori continuava a nevicare, anzi, il vento che aveva ripreso a rincorrersi ululando fra i rami del bosco si trasformò in tempesta. Una folata più forte delle altre spalancò la porta della casetta ed ecco, in un turbinio di fiocchi come per incanto apparve la vecchina. Le due ragazze l’abbracciarono felici.

– Perdonami nonnina. Ho sbagliato. Ho capito di aver sbagliato. – Le diceva Palmira.

– Io chiedo il tuo aiuto – pregava Rosolina – non per me, ma per gli animali del bosco che sono in grosse difficoltà con il persistere di questa nevicata. Ti prego nonnina, aiuta il coniglietto con la zampetta ferita, fallo guarire…

La vecchina accarezzava loro i capelli in silenzio, Palmira temette di non essere perdonata, poi, mentre fuori il vento svaniva lontano e la neve, come per magia scintillava ad un pallido sole, la sua vocina dolce riempì la stanza:

– Cara Palmira, sei perdonata, capita a tutti di sbagliare. Nessuno è perfetto. L’importante è capire di aver sbagliato, pentirsi e ripromettersi di non cadere più nello stesso errore.

Palmira raggiante le rispose:

– Te lo prometto nonnina; d’ora in poi non accadrà più.

– Tu, cara Rosolina, pur avendone ben motivo, non hai litigato con tua sorella. Sei stata buona e generosa, e sono ritornata solo per questo motivo.

– Ci darai un altro melograno? – Chiese speranzosa Palmira.

– No, tu l’hai sciupato per pigrizia. Significa quindi che per te era un dono superfluo e tu, Rosolina, non ne hai mai avuto bisogno. Per realizzare i desideri – proseguì la nonnina – non è necessario avere sempre a disposizione un melograno fatato. Basta la buona volontà e una forte determinazione.

– E gli animali del bosco? – Chiese Rosolina.

– Guarda, fuori adesso c’è il sole. Aiutali per quanto ti è possibile e non temere per loro. Iddio quando ha creato gli uccellini li ha riforniti di piume proprio per difendersi dal freddo. Agli animali ha dato la pelliccia…

Rosolina la interruppe:

– E il coniglietto con la zampetta ferita? Rimedierà anche a quello?

– Certamente. Voi badate a curarlo e Lui farà in modo che guarisca.

– Sei sicura?

– Certo, la divina provvidenza non manca mai.

La vecchina si strinse nello scialle; accarezzò i biondi capelli delle ragazze e con un sorriso dolce si accomiatò. Sulla porta si girò per un ultimo consiglio:

– I  chicchi del melograno son dentro di voi, care ragazze, si chiamano “coraggio, buona volontà e determinazione”. Usateli all’occorrenza per realizzare i vostri desideri, non dimenticate mai che “Volere è potere”.

 

 

 

 

 

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